Parliamo di DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): la scuola dell’”Eppur si muove!”  

 

Contributo a cura di Ottavio Fattorini  – Dirigente tecnico MIM  –  Co-fondatore del Modello scuole DADA

In questi giorni c’è un grande interesse e una gran fermento di ricerche intorno al Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento) tramite il sito www.scuoledada.it. La circostanza potrebbe essere determinata dalla esigenza da parte delle scuole di trovare un contenitore teorico, didattico e pedagogico, nella progettazione degli interventi volti ad allestire ambienti di apprendimento, per dar seguito ai finanziamenti specifici derivati da fondi PNRR.   

È però necessario disvelare un fraintendimento dovuto al fatto che la dizione di”scuole Modello DADA”, pur se usata erroneamente per antonomasia in relazione agli ambienti di apprendimento, fa riferimento ad uno specifico costrutto, definito dal “ Manifesto delle scuole DADA”,  articolato in 10 principi (5 postulati e 5 caratteristiche).  Il DADA è infatti un modello originale e specifico, ideato dai Dirigenti scolastici Ottavio Fattorini e Lidia Cangemi, ed è un marchio  registrato proprio per tutelarne il corretto uso, come precisa il disclaimer legale ih home page sul sito www.scuoledada.it.  E’ stato avviato per la prima volta in due Licei romani, “A. Labriola” e “J. F. Kennedy”, a partire dall’ A.S. 2014/15, e sin da allora è oggetto di studio nell’ambito del dottorato in“Psicologia sociale dello sviluppo e della ricerca educativa” dell’Università Sapienza di Roma,  come documenta il sito stesso, che raccoglie tutto e solo ciò che si può dire legittimamente del DADA.

La caratteristica più evidente del modello DADA (ma che è solo una delle 10 che lo definiscono) è data dal fatto che gli istituti funzionano per “aula–ambiente di apprendimento”, assegnata a uno o due docenti della medesima disciplina e la rotazione dei gruppi classe nel cambio di insegnamento.

Tale circostanza di per sé non lo caratterizza in modo specifico rispetto, ad esempio, agli istituti tecnici e professionale che tendono a far girare i gruppi classe tra i laboratori.  Al di là delle facies esteriori, che lo possono far “giornalisticamente” confondere con matrici organizzative del mondo anglosassone o scandinavo, il modello DADA prende le mosse da specifici presupposti scientifico-pedagogici e neuro scientifici (muovere il corpo per muovere la mente) ed esplicite finalità pedagogiche e organizzative, che riverberano sugli aspetti didattici. La portata concettuale e ed i risvolti del Modello si esplicitano pienamente solo attraverso la lettura del “Manifesto delle scuole DADA” che rendono pienamente conto del costrutto pedagogico-didattico e filosofico che sostiene il dispositivo organizzativo.  

Rispetto ad altre Avanguardie Educative (raccolte nel manifesto AE dell’INDIRE), la peculiarità del DADA, ciò che lo rende peculiare rispetto a qualsiasi altra proposta didattica innovativa, è nella ineludibile pervasività, sistemica all’interno di una istituzione scolastica e nell’ inevitabile coinvolgimento corale che richiede a tutte le componenti delle comunità che lo praticano (dirigenti, insegnanti, studenti, personale ATA, famiglie, territorio, ecc…). Questo aspetto definisce infatti il 2° postulato del Manifesto: non si può praticare il Modello DADA come singoli innovatori spontanei”, nel chiuso delle propria aula o come gruppo di docenti distinto da una comunità ma è necessario che venga voluto, pensato e realizzato collegialmente e congiuntamente praticato. 

Anche per questo il modello DADA funziona, ove avviato, soprattutto come un  “incubatore di innovazioni”  (3° postulato del Manifesto) per i molteplici effetti indiretti e “organici” che sollecita, divenendo terreno fertile per mettere a sistema gi slanci innovativi professionali dei docenti che, grazie ad esso, risultano tendenzialmente più disponibili e pronti al cambiamento, perché si ritrovano ad agire in un contesto pronto a raccogliere e  “mettere in circolo” le loro migliori  idee didattiche.  Il Modello dovrebbe essere avviato partendo proprio dalla disponibilità alla messa in discussione delle comunità professionali dei docenti delle singole scuole, creando esso, nelle fasi della sua progettazione, le condizioni per occasioni di ripensamento professionale, favorire un clima più aperto e collaborativo, incentivare ricerca e riflessioni collegiali, stimolare creatività ed iniziativa professionali. 

Tra le caratteristiche del Modello che ben fanno comprendere come esso non si riduca alla “verniciatura dei muri” o alla creazione di singoli ambienti di apprendimento, ma si esplicita solo quando una comunità professionale condivide l’esigenza di transitare da un modello trasmissivo, del fare scuola, centrato sull’insegnamento, ad uno centrato sullo studente e basato su apprendimenti che siano attivi, co-costruiti, transazionali,  perseguiti attraverso approcci didattici collaborativi e laboratoriali. Non a caso la 2° caratteristica del Modello parla di un  “un grande futuro dietro le spalle”, facendo riferimento ai paradigmi pedagogico-culturali che lo ispirano: l’attivismo pedagogico dei primi del 900 (Dewey Kilpatrick, Washburne, ecc…)   ma anche e soprattutto il  costruttivismo sociale (Vygotskij, Bruner, Piaget, Bandura, Maturana, ecc…), con intersezioni possibili nella visione di M. Montessori e ispirazioni alla centralità dello studente di C.  Rogers.

Un’altra specificità del Modello DADA è espressa dalla 3° caratteristica del Manifesto che attiene alla condivisione esplicita nella comunità educante che lo pratica, della volontà di responsabilizzazione degli studenti, utilizzando consapevolmente la “fiducia come infingimento pedagogico”. 

La cifra educativa del DADA è infatti nella sollecitazione di comportamenti di responsabilità e partecipazione da parte degli studenti e nell’esercizio fattivo delle competenze di cittadinanza attiva. Gli studenti si trovano infatti nelle condizioni di divenire sempre più soggetti attivi e protagonisti, nella costruzione dei loro saperi così che, responsabilizzati nei fatti dal modello organizzativo, rispondono (secondo l’etimo della parola) con responsabilità. Non solo partecipano attivamente alle fasi di progettazione ma soprattutto al progressiva attuazione del modello: collaborando ai dettagli del nuovo regolamento di istituto, creando gruppi tra pari  per richiamare l’efficace ed ordinato svolgersi de movimenti al cambio di insegnamento, realizzando app per gestire i movimenti e reperire in ogni momento un docente o un alunno, dipingendo le aule e gli spazi comuni dell’edificio sotto la guida dei docenti, attivando gruppi a tutela del decoro dell’edificio, autogestendo spazi comuni. 

Gli edifici delle scuole DADA si trasformano progressivamente infatti  in “Edificio apprenditivo” (4° caratteristica del Manifesto), in cui gli spazi, usati e curati dai ragazzi, per apprendimenti anche non formali si mischiano a quelli destinati agli apprendimenti formali, auspicabilmente comunque laboratoriali. Gli arredi delle aule, in prospettiva sempre più flessibili e versatili, si prestano a rapide trasformazioni, per adattarsi alla modalità di lezione che viene proposta di volta in volta. La adattività e specifica funzionalità disciplinare del setting didattico diventa un prezioso alleato dei processi di insegnamento e apprendimento, favorendo al contempo le esigenze degli insegnanti e quelle di operatività e personalizzazione degli apprendimenti degli studenti. L’edificio dunque più che bello (caratteristica evidente della trasformazione delle scuole DADA ma concettualmente superficiale) , diventa “usabile”, manipolabile dagli studenti, sulla base dei principi del modello didattico dll’”Apprendimento trialogico” (K. Hakkarainen, D. Cesareni). Il sistema ha inoltre favorito la personalizzazione dell’aula da parte dei docenti stessi che si attivano autonomamente per renderla loro stessi confortevole ed ospitale, anche con il contributo degli studenti stessi.

Non a caso le ricerche condotte hanno dimostrato un chiaro innalzamento della motivazioni docenti nelle scuole DADA (M. Cecalupo), verificando ciò che è ascritto alla 5° caratteristica del manifesto (talvolta maldestramente ripresa da plagiatori seriali) che è l’innalzamento della “GIL (Gioia interna lorda)” della comunità scolastica, quel clima di benessere e di “gioia apprenditiva” che è a migliore garanzia dell’innalzamento degli esiti degli apprendimenti che pure si conseguono, benché come effetti indetti e collaterali della pratica del Modello DADA 

La pervasività della applicazione del modello DADA nelle comunità scolastiche ha sollecitano altresì la riflessione sul sistema di governance delle istituzioni scolastiche, in grado di “innescare” e gestire cambiamento così corale di comunità, ben sapendo delle complessità e ingessature procedurali del sistema.  L’’Università Sapienza ha così rivolto la sua attenzione anche alla governance delle scuole modello DADA, per studiare e comprendere i meccanismi attraverso i quali, pur tra le incredibili difficoltà procedurali organizzative burocratiche e relazionali, i dirigenti sono riusciti a implementare tale modello nelle loro scuole. I cambiamenti corali, tanto più se volti ad innovazioni organizzativo-didattiche pervasive nella comunità scolastica, si perseguono solo attraverso uno stile di dirigenza in cui prevale lo slancio etico personale, costruttivo e operoso, che caratterizza lo stile della “Dirigenza umanistica”(Botta, E., Fattorini, O. 2022).

Il modello DADA, in questi anni ha visto la adesione vieppiù crescente  di oltre 150 scuole, di ogni ordine e grado, che si sono avvicinate spontaneamente all’esperienza anche solo sottoscrivendo idealmente la condivisione ai principi enunciati nel Manifesto tramite  l’adesione alla rete prima ancora di praticare il modello.  Ogni informazione sulla rete delle scuole DADA è reperibile sul sito www.scuoledada.it,  alla voce “Modi e gradi per essere DADA”. 

 

Sitografia

www.scuoledada.it

www.scuoledada.it/rssegna-stampa

Ottavio Fattorini, (2019), “Il Manifesto delle scuole Modello DADA” Atti del 2° Convegno nazionale delle scuole DADA “Dada iacta est” – Villa Cavalletti, Grottaferrata, Roma, sito www.scuoledada.it (Aggiornato dicembre 2020) 

Fattorini, O. (2020). “Digital dada”: come cambia la Scuola e il ruolo del docente con la “didattica “abilitante”, in Agenda digitale, Milano,  pubblicato il  23.12.2020 https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/digital-dada-come-cambia-la-scuola-e-il-ruolo-del-docente-con-la-didattica-abilitante/      

Bibliografia 

Asquini, G. & Benvenuto, G. & Cesareni, D. (2017). La valutazione per il cambiamento: il percorso di monitoraggio del progetto D.A.D.A. , Convegno SIRD La funzione educativa della valutazione: teoria e pratiche della valutazione educativa, (2017), Salerno

Asquini G. (2018), La ricerca-formazione. Temi, esperienze e prospettive. Franco Angeli Editore.

Benvenuto, G., Fattorini, O. (2020). La scuola come “Edificio apprenditivo”: Monitoraggio e ricerca-formazione nella scuola Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento). pp.75-93 in Gabriella D’Aprile, Raffaella C. Strongoli (2020). [a cura di] Lo stato in luogo dell’EducAzione. Ambienti, spazi, contesti. Lecce: Pensa MultiMedia Editore s.r.l. ISBN volume 978-88-6760-698-6 – ISSN collana 1971-2324 

Botta, E., Fattorini, O. (2022). La dirigenza umanistica come nuovo approccio alla dirigenza  scolastica:  la  definizione  del  costrutto.  pp.  282-293 in  Pietro  Lucisano, Antonio Marzano (2022). [a cura di] Quale scuola   per i cittadini del mondo? A cento anni dalla  fondazione  della  Ligue  Internationale  de  l’Éducation  Nouvelle.  Atti  del convegno Convegno internazionale SIRD 2021 – Lecce, Pensa MultiMedia Editore s.r.l. (ISBN volume 978 ‐ 88 ‐ 6760 ‐ 902 ‐ 4, ISSN collana 2612 ‐ 4971)  

Cecalupo, M. (2021). DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): la percezione degli insegnanti a seguito dell’introduzione del Modello DADA. [Tesi di dottorato, Sapienza Università di Roma]. Iris Sapienza.

Cangemi L., Fattorini O., (2018), Il Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), un incubatore di innovazioni – Atti Convegno internazionale Didattiche.2018. Scegliere, prendere posizione, agire, Erickson, Trento.

Ottavio Fattorini, (2019), Atti del Convegno “Now! – A scuola si può” – ““Il Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): l’innovazione dell’“eppur si muove”! – Giunti scuola e CampuStore