L’ecosistema Industria per la scuola

Appunti dagli Stati generali della scuola digitale 2021

A cura di Dianora Bardi e Roberto Maragliano

Chairman della sessione : PIERANGELO SOLDAVINI Giornalista Il Sole 24 Ore
STEFANO GHIDINI Responsabile progetti education C2 Group
MASSIMILIANO ROSSI Vice President EMEA PBU | Product Business Unit – Acer
MASSIMO PIZZOCRI Amministratore Delegato di Epson Italia e Vicepresidente europeo Divisione Videoproiettori

 

Supportare l’evoluzione della scuola è un problema che anche le industrie, oggi, si pongono nella consapevolezza che la tecnologia, da sola, non possa migliorare l’apprendimento degli studenti ma che sia necessario puntare preliminarmente ad una diversa impostazione della didattica: condizione necessaria perché i ragazzi imparino a fronteggiare le domande del futuro ed acquisire le skill per essere competitivi in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato, diverso da quello di prima. Le potenzialità offerte dal digitale sono enormi e in via di costante evoluzione, con esse i ragazzi possono accedere a sempre nuove conoscenze, verificare la loro preparazione, essere motivati a rivedere le prestazioni personali in sede di verifica, utilizzare il gaming o la realtà virtuale per approfondire argomenti: ma rimane sempre uno strumento e come tale deve essere utilizzato nel modo corretto.

Sicuramente le piattaforme sono strumenti abilitanti, ma è necessario, per chi deve fare nuove scelte e nuovi investimenti, che si tengano in considerazione due elementi fondamentali: la connessione e la condivisione. Sono due aspetti strategici, necessari per permettere, in modo semplice e flessibile, non solo l’interazione tra soggetti posti in luoghi lontani ma anche la creazione di gruppi di lavoro all’interno dello stresso spazio.

Il collegamento ad Internet, l’utilizzo di software e app, la possibilità di passare in modo veloce dal digitale all’analogico nell’utilizzo delle lavagne, il trasferimento rapido di artefatti multimediali, sono tutti elementi importantissimi e sarebbe molto interessante che tutto ciò avvenisse in un unico device, in una convergenza totale. Questo è ora possibile: le piattaforme un tempo riservate a gruppi ristretti di utenti oggi sono alla portata di tutti, ma nell’acquisto di queste risorse e delle macchine che le supportano si deve sempre considerare l’obsolescenza di strumentazioni che, a causa di continui aggiornamenti, non sempre sono in grado di stare al passo con il cambiamento.
Semplicità e flessibilità, dunque. Ma un problema serio che la scuola deve saper affrontare è se, a fronte di così grandi investimenti quanti ne arriveranno con il PNRR (si parla di oltre 2 miliardi di euro), sarà in grado di mettere a punto un progetto che a livello di struttura offra davvero una convincente garanzia di innovazione.

Nel PNRR c’è una chiara indicazione degli step da seguire, coerente del resto con il senso degli accordi pattuiti con la Comunità Europea: è dunque possibile provvedere ad una progettazione seria, partendo dalle effettive necessità degli istituti, sia per quanto riguarda la connettività, sia per quanto riguarda la funzionalità e l’arricchimento del parco strumenti già in loro dotazione.

Sul versante della didattica una trasformazione è già in atto da tempo, almeno per quanto riguarda l’articolazione degli spazi e la qualità degli arredi, ma questo processo non può prescindere da un’acquisizione ragionata delle strumentazioni tecnologiche, che assicuri flessibilità e rispondenza alle esigenze della didattica, dalla parte dei docenti. Perché questo avvenga è necessario che i referenti della scuola abbiano una conoscenza adeguata degli strumenti informatici ma anche e soprattutto che siano partecipi di una visione innovativa della didattica in modo tale che gli investimenti risultino oculati e consapevoli. Le aziende devono fornire, insieme alle tecnologie, anche la formazione tecnica, non certo quella didattica, per permettere che le esigenze, le sollecitazioni, le ambizioni a fare anche in modalità sperimentale non venga mai meno nelle scuole. Le sperimentazioni servono per guardare al futuro, la scuola non deve solo essere al passo con il mondo che la circonda, me deve diventarne traino. Potranno non essere esperienze diffuse e pervasive, ma sicuramente saranno necessarie per dare naturalezza e praticabilità all’esigenza di far acquisire nuove competenze ai ragazzi.

D’altro canto l’interattività è ormai parte integrante nel mondo del lavoro: permette di sviluppare creatività, progettazione, acquisizione di contenuti secondo modalità innovative. L’immersività a 360 gradi può essere un passo ambizioso, ma immaginare di avere in un campione di scuole non solo videoproiettori appesi alle pareti, ma le pareti stesse che diventano superfici interattive potrebbe essere un modello da seguire per coinvolgere sempre più gli studenti che, immersi in un mondo a loro molto familiare, quello dei suoni e delle immagini in movimento con cui agire, possono davvero diventare protagonisti di un originale processo di apprendimento.

COME PIANIFICARE UN PROGETTO STRUTTURALE

L’azienda che vende tecnologie deve modificare il proprio atteggiamento nei confronti della scuola, la deve ascoltare molto di più, non pensare di avere sempre la soluzione migliore e più innovativa. Interagendo in modo colloquiale con il Dirigente Scolastico e il team dell’innovazione si dovrebbe mettere nelle condizioni di comprendere il senso del progetto che la scuola intende portare avanti per poterla adeguatamente supportare. C’è, però, il problema dell’alta percentuale di docenti non ancora in grado di utilizzare, a livello base, le strumentazioni tecnologiche. Qui si pone il problema delle priorità: supportare chi è indietro o sostenere chi è avanti nello sperimentare la tecnologia? Sicuramente è necessario attrezzarsi per segmentare il canale comunicativo, cercando così di aiutare i singoli o i gruppi di insegnanti che intendono innovare e, dall’altro lato, portare ad un livello accettabile di competenza digitale chi si trova ancora ai primi passi.

Non sono mancati i finanziamenti e non mancheranno certo nel futuro, ma se ancora riscontriamo realtà in cui le tecnologie appaiono poco capaci di aiutare i docenti, questo vuol dire che è mancata un’attenzione e una competenza adeguate, al momento degli acquisti. Molto spesso si tende a procurarsi più tecnologie pur partendo da un budget limitato: questo comporta che gli strumenti acquistati risponderanno poco alle esigenze dei docenti. Fin qui le risorse sono state bilanciate, altre ne arriveranno, e permetteranno di acquisire prodotti di qualità, che diano garanzia di durata e di efficienza.

COSA DEVE FARE LA SCUOLA

Leggere con attenzione i bandi, ma non seguirli pedissequamente, soprattutto quando c’è l’invito ad eliminare le tecnologie già esistenti nella scuola. Questo sta avvenendo nel bando sui monitor touch. La normativa prevede che il fornitore debba smaltire le LIM e i videoproiettori presenti nella scuola. Se questo avvenisse sarebbe un evidente danno dal punto di vista della didattica e dell’ambiente. Sarebbe molto più logico prevedere il mantenimento e l’integrazione di tutte queste tecnologie, apparentemente simili, ma che possono svolgere compiti diversi per una didattica più avanzata ed immersiva, molto utile per un coinvolgimento sempre maggiore degli studenti.

Un ulteriore invito che viene fatto alle scuole è di non attendere l’ultimo minuto per fare gli ordini. Il problema della consegna dei dispositivi sta diventando sempre più impellente e gravoso, si può dunque auspicare che il Ministero conceda delle proroghe, ma, nel momento in cui si è deciso cosa acquistare, è importante che tutto venga pianificato ed attuato nei tempi corretti.

Soprattutto è essenziale che ci sia una visione coordinata e sistemica di ciò che serve alla scuola nei vari settori, onde evitare che si acquistino tecnologie tra di loro incompatibili.

 

  • Carla Conca |

    Epson partecipa alla discussione ed è disponibile per chiarire qualsiasi dubbio in merito all’uso della tecnologia nella scuola

  Post Precedente
Post Successivo