Il futuro della scuola è ora

Contributo a cura di Maria Vittoria Alfieri

Esperta di Digital Education, lavora dal 1998 nelleditoria scolastica occupandosi di scuola e tecnologia e progettando strumenti e contenuti per una didattica attuale e potenziata dal digitale. Ha contribuito e contribuisce allindividuazione di modelli didattici e strumenti in grado di traghettare il mondo della formazione – e non solo – verso un modus operandi attuale e integrato in una quotidianità in continuo e veloce cambiamento. È ideatrice e direttrice editoriale di Brickslab, la piattaforma educativa per la didattica integrata, consulente Sanoma Italia per i progetti didattici innovativi e docente presso il Master Professione Editoria cartacea e digitale dellUniversità Cattolica di Milano.

 

“Non c’è didattica senza contenuti”. Può sembrare una frase scontata, ma per chi, come me, si occupa di innovazione didattica digitale da oltre 20 anni, è un mantra da ripetere costantemente. Soprattutto a partire dal 2008, cioè da quando l’emanazione della Legge 133 ha dato inizio a un processo di cambiamento irreversibile, segnando un vero e proprio “prima e dopo”. 

Relegato fino a quel momento a semplice divertissement per educatori eccentrici, con questa legge il digitale ha fatto il suo ingresso ufficiale nel mondo della scuola. La 133, infatti, ha stabilito che un libro di testo non può essere utilizzato senza un corredo digitale. È stato l’inizio di una trasformazione discontinua, fatta di altre accelerazioni e rallentamenti; un cambiamento influenzato da troppe meccaniche di business e poche logiche didattiche, da profonde resistenze al cambiamento e da una mai davvero sanata mancanza di competenze.

Da un lato, i player tradizionali del settore hanno istintivamente protetto i vecchi modelli basati sulla carta e sulle lezioni frontali, hanno difeso – comprensibilmente – quello che per loro era, ed è tutt’ora, un ecosistema (prima di tutto economico) sicuro e redditizio. Dall’altro, nuovi player tecnologici si sono affacciati a un settore vergine dal punto di vista digitale, riempiendo le scuole di “oggetti” che i più non avevano idea di come (e perché) utilizzare, mettendo implicitamente i contenuti ai margini della riflessione sul cambiamento della scuola. Così, in pochi anni, le aule si sono riempite di computer, tablet, monitor, lim e piattaforme proprietarie di ogni genere. Strumenti che, da soli, non possono educare nessuno. 

Questo percorso di ammodernamento guidato dall’hardware si è protratto per anni senza porre le basi per una scuola sostanzialmente nuova e in grado di “leggere” una rivoluzione, quella digitale, basata su un’impressionante accelerazione nel cambiamento dei modelli di creazione e fruizione dei contenuti. Una rivoluzione per la quale l’adeguamento delle infrastrutture tecnologiche rappresentava soltanto una premessa strutturale. 

La quasi completa assenza di una riflessione profonda su un ripensamento digitale dei contenuti è il fatto che più di ogni altro mi ha preoccupato nel corso di questo processo di trasformazione.

Spesso i contenuti digitali che i principali player editoriali si sono visti costretti a produrre per ottemperare alle norme di legge, erano semplici trasposizioni, repliche smaterializzate di un contenuto cartaceo. 

Invece, servivano idee nuove, linguaggi nuovi ed esperienze nuove, in grado di consentire una didattica diversa che utilizzasse il digitale come strumento e non come fine. Era necessario un ripensamento didattico, che portasse all’identificazione di metodologie di insegnamento inedite, costruite ad hoc su un mondo in rapida evoluzione, giorno dopo giorno sempre più pervaso in ogni aspetto della quotidianità da un nuovo paradigma digitale. 

E siamo arrivati al 2020, l’anno di quel Covid-19 che ha colto la scuola, più di qualunque altro settore, totalmente impreparata ad affrontare l’emergenza.  Il contesto pandemico, con i suoi lockdown, le sue quarantene, il suo distanziamento sociale ha costretto il mondo dell’education a un’improvvisa accelerazione nella normalizzazione dell’utilizzo degli strumenti digitali a fini didattici.  

Suona a dir poco paradossale che ci sia voluta una pandemia per acquisire finalmente consapevolezza di una verità troppo a lungo ignorata. Ovvero: non c’è più tempo. È necessario cambiare mindset, superare il modello educativo tradizionale basato solo su libri di carta e lezioni frontali. Dobbiamo abbracciare una proposta alternativa, fatta di nuovi media, nuove metodologie e nuovi linguaggi. È necessario adottare strumenti più contemporanei e coerenti con il mondo in cui vivono i veri protagonisti del sistema educativo: gli studenti.

Durante la pandemia si è immediatamente imposta la necessità di reperire contenuti nativamente adeguati alle piattaforme di didattica a distanza, ad esempio. E parallelamente a questo bisogno inedito sono sorte le domande: quali sono questi contenuti? Dove e come cercarli? Quali usare? 

Il web è sicuramente la più grande fonte di contenuti mai concepita dal genere umano, ma per sua stessa natura richiede tempo e competenze per selezionare ciò che è affidabile e valido da un punto di vista educativo. L’unica alternativa, erano le tante piattaforme proprietarie che però propongono contenuti provenienti da un’unica fonte. 

Nell’era dei “contenuti ovunque e sempre facilmente accessibili” è immaginabile una scuola che forma i propri ragazzi utilizzando singole fonti o costringendo docenti e studenti a rimbalzare come palline impazzite da una piattaforma all’altra?

Immaginate un mondo dove per ascoltare una canzone dei Beatles dovete accedere alla piattaforma di una casa discografica e per ascoltarne una dei Rolling Stones dovete passare a un’altra. Non lo trovereste quantomeno scomodo?

Ecco come nasce la mia convinzione che c’era bisogno di uno “Spotify per la scuola”. Un hub di contenuti educativi che aggregasse le varie fonti. Un unico ecosistema in cui cercare, trovare e utilizzare. In modo semplice e veloce, senza rinunciare mai alla qualità dei contenuti.

UN ESEMPIO…

BricksLab.it, una piattaforma web che mette a sistema realtà diverse, dagli editori di scolastica ad altre realtà che producono contenuti digitali innovativi ad alto valore educativo, come musei, giornali, fondazioni, aziende impegnate in progetti corporate social responsibility, produttori di documentari e di podcast, realizzatori di virtual reality e altre esperienze immersive. Ma anche singoli docenti con una spiccata vocazione all’innovazione, una rete di professionisti del settore che realizzano e, grazie a BricksLab, condividono in rete propri contenuti digitali. 

Un laboratorio in cui cercare e trovare mattoncini didattici (bricks) da aggregare per costruire percorsi e lezioni personalizzate da condividere con gli studenti. Un luogo aperto che mette a sistema realtà diverse e in grado di dialogare con altri ecosistemi educativi, come Google Classroom e Microsoft Teams.

Un  sistema integrato che incentiva il “fare rete”, la condivisione e la collaborazione, perché nasce dalla profonda convinzione che l’unico modo di rendere uno strumento didattico capace di raccogliere la sfida del presente è renderlo flessibile al cambiamento continuo che caratterizza il nuovo contesto digitale. 

Non c’è didattica senza contenuti, ma dobbiamo anche ricordare che i contenuti stessi devono essere centrali, accessibili e integrati. Magari reperibili attraverso hub come BricksLab che semplificano il percorso educativo di insegnanti e studenti.

È essenziale ripensare ai contenuti in modo da renderli accessibili alle nuove generazioni, utilizzando strumenti come i social network, i podcast o i metaversi. Dobbiamo portare nella scuola le abitudini digitali che gli studenti già utilizzano al di fuori dell’ambiente scolastico. 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) darà alla scuola l’opportunità e le risorse per raccogliere questa sfida. Dobbiamo evitare di perdere ancora una volta tempo: è giunto il momento di abbracciare il cambiamento, di guidare il processo di digital transformation nella scuola. Solo così potremo costruire un futuro migliore per la didattica, in cui i contenuti siano il motore trainante e l’accesso alla conoscenza sia garantito a tutti.