Il cinema dovrebbe essere una materia obbligatoria a scuola; i grandi film dovrebbero essere studiati filologicamente come le opere di letteratura, filosofia e arte. Questa la proposta di Carlo Verdone su “Avvenire”, ricordando la recente scomparsa del grande comico Jerry Lewis e l’insegnamento di suo padre Mario, primo docente universitario italiano di “Storia e critica del film”. E aggiunge: “ormai il consumo audio video è individuale, fatto di clip mordi e fuggi, cuffie e tablet h24, consumo compulsivo e solitario. I giochi, spesso violenti, hanno preso il sopravvento.”
Nel consumismo digitale che ci travolge, a buon diritto la “settima arte” potrebbe rappresentare uno strumento efficace e coinvolgente per sviluppare le competenze disciplinari e di cittadinanza dei giovani. Spesso però a scuola il film entra solo come prodotto finito, a supporto delle nostre lezioni. Ma se imparassimo a studiare il cinema come linguaggio, come un processo che si costruisce insieme? Se imparassimo a “fare” il cinema così come impariamo a leggere e scrivere, cosa ne guadagnerebbero i nostri studenti e come cambierebbe il nostro modo di fare scuola?
Ci aiuta a rispondere a questi interrogativi Salvatore Aiello, docente-regista nominato MasterProf Italia nel 2015. Insegna lettere alla Scuola secondaria di primo grado a Montecchia di Crosara (VR) e ha alle spalle un ampio curriculum di apprezzate e riconosciute esperienze cinematografiche condotte a fianco dei propri studenti.
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Nella scuola di oggi, affinché gli studenti possano avere successo, tra i banchi come nella vita, è importante proporre loro continue sfide. Gli insegnanti sono chiamati a strutturare attività che rispondano agli interessi dei ragazzi, accrescano la curiosità, stimolino motivazione e creatività, valorizzino al massimo attitudini e capacità di ognuno, anche degli alunni più fragili.
Quale sfida più intrigante e stimolante di quella di girare un film dopo averlo scritto insieme, magari uscendo dalle quattro mura di una classe?
Insegno lettere alla Scuola secondaria di primo grado a Montecchia di Crosara (VR) e dal 2004 mi occupo anche di ‘Cinema a scuola‘ coordinando progetti nell’ambito dei quali dirigo cortometraggi scritti ed interpretati dagli alunni.
È una mia dichiarata intenzione che i film siano il più possibile lavori degli alunni, lascio quindi a loro quasi tutti i ruoli, tenendo per me soltanto la regia e le fasi più complesse del montaggio; durante la fase di scrittura di soggetto e sceneggiatura il mio ruolo è limitato a coordinare ed indirizzare le idee del gruppo.
I ragazzi hanno esperienza diretta del cinema, girare un film suscita grande entusiasmo e fornisce stimoli e forti motivazioni e può rivelarsi una modalità molto efficace per favorire riflessioni e confronti su argomenti importanti o spinosi, uno tra tutti il bullismo.
Il Cinema a scuola si presta ad un’apertura interdisciplinare e alla possibilità di lavorare in team unendo campi di conoscenza e competenza diversi: Musica per la colonna sonora, Arte per le scenografie, Lingue straniere per i sottotitoli, traduzioni della sceneggiatura o, viceversa, scrittura del film in una lingua straniera seguita da traduzione in Italiano.
Il Cinema a Scuola sviluppa Competenze?
Dopo tredici anni di cinema a scuola posso affermare che, lavorando ad un film, gli alunni acquisiscono nuove conoscenze, hanno la possibilità di cimentarsi in compiti di realtà, rendendo possibile lavorare nell’ottica delle competenze chiave europee e ottenendo un notevole arricchimento culturale.
Scrivere un film, curarne gli aspetti linguistici dal soggetto alla sceneggiatura fino ai dialoghi, consente di lavorare sull’acquisizione delle competenze in comunicazione nella madrelingua.
Progettare il testo finalizzato alla creazione della sceneggiatura sviluppa capacità di espressione linguistica scritta ed orale, consentendo di padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa verbale in vari contesti.
I film, ambientati nel luogo in cui gli alunni vivono quotidianamente, consentono di approfondire lo studio del territorio e di scoprirne la valenza anche culturale, per allargare la visione al mondo.
Cerco sempre di coinvolgere nei progetti cinematografici le famiglie e tutte le persone che possano contribuire a fare del film un affresco fedele del luogo in cui viene prodotto. Lavorando in questo senso, si può contribuire al necessario avvicinamento tra scuola e famiglia, scuola e territorio, scuola ed istituzioni, fino a creare proficue collaborazioni; tutto nell’interesse degli alunni e della loro maturità per accrescere consapevolezza ed espressione culturale.
Nel corso dei laboratori cinematografici, gli alunni maturano consapevolezza e sensibilità che contribuiscono a consolidare in loro le competenze sociali e civiche.
A partire dai soggetti scritti da loro stessi, gli alunni riflettono sul proprio mondo, interpretando e riguardando personaggi simili a loro stessi, acquisiscono consapevolezza di sé e, come davanti ad uno specchio, si rendono conto dei propri aspetti positivi e soprattutto di quelli che vanno corretti o migliorati.
Realizzare un film richiede l’alta competenza di lavorare in team con impegno, dedizione, serietà, rappresentando quindi un importantissimo esercizio e di autocontrollo.
Nel corso delle attività cine-scolastiche faccio esplicito riferimento al comportamento necessario da tenere, al fatto che chiunque disturbi o assuma comportamenti scorretti provoca una perdita di tempo per l’intera troupe, condizionando così il lavoro e rischiando di compromettere l’esito del film. Di solito tale forma di responsabilizzazione è efficace, soprattutto andando avanti con le riprese.
Non mi sembra di esagerare sostenendo che ogni gruppo che lavora ad un film diventa quasi una famiglia. La realizzazione del film richiede così tanto impegno che gli stessi alunni leader negativi, nei momenti di confusione, riportano all’ordine coloro i quali disturbano durante la lavorazione.
Negli ultimi anni, a scuola ho diretto film realizzati con smartphone o tablet, con l’obiettivo di far rendere conto agli stessi allievi le potenzialità che i potenti strumenti in loro possesso possono essere usati in modo anche molto virtuoso ed utilissimo all’apprendimento. Utilizzando con consapevolezza e dimestichezza le tecnologie a partire dalla scrittura del copione, passando dalle riprese, fino al montaggio, vengono in questo modo sviluppate anche le competenze digitali.
Facendo cinema a scuola, infine, gli alunni acquisiscono ed interpretano le informazioni utili, stabiliscono i necessari collegamenti anche pluridisciplinari, quindi imparano ad organizzare l’apprendimento in funzione del proprio metodo di studio e di lavoro, in altre parole imparano ad imparare.
Conciliare l’attività didattica “tradizionale” con i progetti cinematografici
Per ciò che riguarda le mie materie in ambito umanistico, la conoscenza del linguaggio filmico è fondamentale per completare l’attività curricolare.
Attivando attività di scrittura creativa con modalità cooperative, si trattano in modo appassionante gli aspetti legati ai diversi tipi di testo ed alla narrazione; vengono scritti soggetto, sceneggiatura, dialoghi, trailer, discorso di presentazione in occasione della serata di proiezione ed i testi di avvicinamento alla sceneggiatura definitiva possono diventare materiali per esercitazioni e verifiche di italiano.
Un film si presta ad attività di ricerca storica, soprattutto a partire dal territorio; prendendo coscienza della Storia è possibile trattare gli argomenti da una prospettiva diversa rispetto a quella dei libri.
Scrivendo il soggetto e le scene, la Storia viene ‘ricreata’ insieme dal basso, condivisa e ‘rivissuta’.
Risposte in termini di partecipazione e profitto da parte degli alunni.
L’esperienza mi ha confermato ciò che ho ipotizzato quando nel 2004 in una scuola media di Verona ho deciso di girare il primo film in ambito scolastico: realizzare un film responsabilizza i ragazzi ed il profitto conseguentemente migliora. Ciò è vero soprattutto per gli allievi che dimostrano poca volontà e scarse motivazioni, mancanza di entusiasmo per le attività scolastiche con conseguente insuccesso scolastico, in altre parole, alunni che mostrano un “bisogno educativo speciale”; tali alunni, in difficoltà nelle materie curricolari, non di rado dimostrano nell’attività cinematografica abilità spesso neanche immaginate, vengono rivalutati dagli insegnanti e, scoprendo di riuscire bene in qualcosa, acquisiscono autostima attivando un circolo virtuoso anche nei confronti dello studio fino ad allora non attivato.
In numerosi testi prodotti al termine dell’attività, nei momenti di valutazione, gli alunni dichiarano di divertirsi, quindi di non avvertire le sensazione di fatica o di noia troppo spesso legate allo studio. Nel contempo gli alunni ammettono di imparare che dietro ad ogni film, anche il più corto, c’è il lavoro duro di tantissime persone.
Ciò che mi rende più orgoglioso e mi sostiene durante i mesi faticosi della lavorazione ad ogni film è sapere che la sua realizzazione sarà stata per i miei alunni un’occasione per crescere. Riporto, a testimonianza di ciò, una frase da una presentazione pubblica da parte di una studentessa: “questo film costituirà uno dei nostri più bei ricordi futuri.”
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”
Confucio
Salvatore Aiello
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