Intelligenza artificiale a scuola e dintorni

Contributo a cura di Roberto Maragliano – già Docente Universitario

Ogni giorno sentiamo parlare di una nuova intelligenza artificiale, sempre più potente. Sembra di essere tornati ai tempi delle adozioni, in cui si sceglievano i libri di testo per le classi: un’ansia continua, un bisogno di capire quale fosse la soluzione migliore. Solo che stavolta la questione è più seria, e ci riguarda tutti. Insegnanti di scuola e di università. Ma anche non insegnanti interessati comunque al tema strategico del formare e formarsi dentro la società digitale.
Non è solo il problema di quale offerta, fra le molte, sia la più vantaggiosa. È in gioco una questione tutta politica: di cosa ci fidiamo davvero per aiutare un giovane (ma anche un non più giovane) a crescere? Cosa è giusto usare per insegnare e imparare? Cosa contribuisce di più e meglio a qualificare l’esperienza del formare e formarsi, oggi?
Ecco perché è importante che anche noi insegnanti, in servizio e no, ci facciamo sentire su questo tema. Non possiamo lasciare che siano solo i tecnici o gli ‘esperti’ a decidere, o che, peggio, la questione si risolva con un sì o un no, ugualmente incondizionati. Il nostro ruolo è troppo importante. Non ci limitiamo a ‘passare informazioni’, ma aiutiamo, dovremmo aiutare ragazze e ragazzi a capire il mondo, a usare le informazioni, le conoscenze, le esperienze in modo proficuo. Se non è retorica ciò significa, anche per noi, iniziare a capire come funziona una intelligenza/macchina, cosa apre e cosa chiude, in cosa ci avvantaggia, in cosa ci delude rispetto al compito che svolgiamo. E di fare tutto questo ‘in situazione’.
Non è finita qui. Il nostro impegno di insegnanti che si interrogano sull’IA può essere utile anche al di là della scuola o dell’università. Perché? Perché nelle istituzioni formative si incontrano nuove e vecchie generazioni, ragazzi con idee fresche, casomai sbagliate ma originali, e adulti con esperienza, casomai solida ma non sempre capace di entrare in sintonia con gli aspetti più profondi dei cambiamenti in atto. Questa commistione di sensibilità e mentalità diverse potrebbe, io penso che dovrebbe, agire come un fattore di arricchimento. Vedere e apprezzare la scuola in quanto laboratorio vivo di sapere: si tratta di fare tutto questo, anche con l’aiuto della tecnologia dell’umano.
Se ci misuriamo insieme su un tema come l’IA, che è nuovo e pieno di incognite, ma davvero per tutti, possiamo davvero fare la differenza. Si tratta di impegnarci a capire meglio questo nuovo compagno di viaggio, a volte manifesto, a volte nascosto, e di creare con lui una confidenza che sia sempre temperata da un preciso monito: questi strumenti, lo vogliamo o no, fanno vita con noi, e mettono in gioco una parte significativa, non sempre la più volubile, delle nostre conoscenze e delle nostre esperienze; dunque, con essi dobbiamo imparare a interagire e dialogare.
E chissà che, magari, non riusciamo anche a intuire come è destinato a funzionare, nel futuro, il rapporto fra la produzione di sapere nuovo e la riproduzione di sapere consolidato.
Agli Stati Generali della Scuola Digitale, a Bergamo dal 20 al 22 di Febbraio 2025, incontreremo, tra le tante iniziative, alcune delle scuole che hanno preso parte al progetto di ricerca ImparIAmo a scuola con l’Intelligenza Artificiale, promosso da Impara Digitale. Sarà interessante confrontarci tutti assieme su quel che s’è fatto e sulla traccia che ha lasciato, in termini di bisogni formativi che siano stati identificati concretamente e ai quali si sia data una risposta positiva.