Dalla Redazione
L’apprendimento immersivo si configura oggi come un’opportunità per trasformare la didattica in un contesto europeo sempre più attento all’inclusione critica delle risorse digitali e alla sperimentazione laboratoriale. L’integrazione tra spazi fisici, spazi virtuali e attività degli utenti, resa possibile da tecnologie che aumentano o virtualizzano, comunque articolano il nostro rapporto con la realtà, rappresenta una sfida e al contempo un’opportunità per i sistemi educativi.
In Europa l’adozione degli spazi di apprendimento immersivo si inserisce in una prospettiva di inclusione digitale in grado di garantire l’accesso a esperienze educative avanzate a un numero sempre maggiore di studenti. Italia, Spagna, Regno Unito e Norvegia stanno implementando queste tecnologie per ridurre il divario digitale e potenziare la partecipazione attiva degli studenti nei processi di apprendimento. L’Italia, in particolare, punta a caratterizzare il suo impegno nel settore avendo come prospettiva una consapevole democratizzazione delle risorse digitali e del loro uso.
L’apprendimento immersivo mira a far conoscere e, quando possibile, far superare i limiti trasmissivi di alcune delle tecniche metodologiche tradizionali, favorendo un approccio laboratoriale basato sull’esperienza diretta. Mentre la realtà virtuale (VR) sostituisce completamente l’ambiente reale con un ambiente digitale e la realtà aumentata (A) l’arricchisce con elementi virtuali, la realtà mista (MR) combina ed integra entrambe le dimensioni. Un approccio così differenziato risponde alle raccomandazioni europee sull’innovazione didattica, che promuovono metodologie attive, collaborative e inclusive.
Le applicazioni di simili strumenti, nel mondo vasto della formazione, sono molteplici: dall’ambito professionale (nei settori medici e ingegneristici, ad esempio) a quello della didattica scolastica e universitaria. Simulazioni di scenari complessi permettono agli studenti di acquisire competenze attraverso esperienze pratiche, eliminando barriere linguistiche e culturali. Viaggi immersivi nel corpo umano o ricostruzioni storiche interattive favoriscono una comprensione più profonda dei contenuti disciplinari, in linea con le linee guida dell’Unione Europea sulla personalizzazione dell’apprendimento.
Tuttavia, il passaggio a una didattica immersiva pone alcune sfide, come la necessità di superare le limitazioni fisiche legate all’uso prolungato dei visori, la riduzione delle interazioni non verbali e l’adattamento dei modelli pedagogici tradizionali a metodologie più dinamiche e centrate sullo studente. La progettazione di contenuti didattici immersivi richiede, inoltre, un lavoro interdisciplinare tra esperti di tecnologia, pedagogia e design dell’apprendimento.
L’inclusione critica delle risorse digitali implica non solo l’accesso equo alle tecnologie, ma anche una riflessione sull’impatto di questi strumenti sulle competenze cognitive e sociali degli studenti. Gli spazi di apprendimento immersivo non rappresentano solo un’evoluzione tecnologica, ma possono contribuire ad una trasformazione pedagogica che promuova la collaborazione, la creatività e l’autonomia degli studenti. In quest’ottica, l’Europa aspira a svolgere un ruolo trainante, lavorando a far sì che le innovazioni tecnologiche si traducano in un significativo miglioramento degli standard di qualità dell’istruzione nel suo complesso e dell’inclusione sociale in particolare.
“Imparare è esperienza, tutto il resto è solo informazione”: sia o no di Einstein, questa frase, oggi molto popolare, è utile a capire e far capire come gli spazi di apprendimento immersivo, se adeguatamente progettati, integrati con quelli esistenti e messi alla prova con un costante monitoraggio anche pedagogico, possano contribuire a far tradurre, tramite l’esperienza diretta in ambienti attrezzati, quadri stabili di conoscenza in competenze dinamiche, preparando gli studenti a una società sempre più ampia e interconnessa.