Appunti dagli Stati generali della scuola digitale 2021 – Panel 9
Video, podcast e mappe interattive di riferimento
Contributo a cura di Dianora Bardi e Roberto Maragliano
Panel 9, prima parte
Tutti nasciamo scienziati, cioè predisposti ad indagare e interrogare la realtà. Partendo da questa affermazione risulta evidente quanto sia fondamentale iniziare a educare i bambini al pensiero scientifico sin dalla scuola dell’infanzia, investendo su un processo che, facendo leva sul simbolismo formale e la creatività, mira a connettere osservazione e astrazione.
Il fatto che nascano scienziati implica che ci si debba focalizzare su come essi incontrano i fenomeni e i fatti della scienza e su quali siano o possano essere le modalità più opportune per alimentare la loro naturale curiosità e la loro naturale propensione alla scoperta, alla ricerca e alla conoscenza: aspetti cruciali che spesso la scuola non considera o non considera con la debita attenzione. Bambini, insomma, che possano essere posti al centro dei percorsi educativi, senza perdere la propensione a relazionarsi con l’altro, a condividere esperienza e sapere anche con l’adulto, ad attraversare i terreni, i media, i linguaggi i più diversi.
Posti in un contesto favorevole, i bambini dell’età presente mostrano di essere competenti nell’esplorare, nel porsi domande, nello strutturare azioni per confermare o falsificare le personali intuizioni e per argomentarle fino anche a formulare delle teorie provvisorie. Se ne ricava la conferma che il pensiero scientifico non è disgiunto, nei bambini, da altre forme di sapere, come quella corporea, cinestesica, fisica, matematica, cromatica, costruttiva: non è improprio, allora, sostenere che l’atteggiamento che in termini adulti chiamiamo interdisciplinarità è parte costitutiva di un modo diretto e coinvolgente, il loro, di stare al mondo.
Dalle esperienze maturate anche all’interno del rapporto con le tecnologie, si può arrivare a sostenere che la complessità dei rapporti tra varianti e invarianti, concetto estremamente sofisticato, patrimonio delle scienze moderne, trova le sue radici nei comportamenti di esplorazione dei bambini piccoli: e questo è, indubbiamente, un fatto straordinario. Ma tutto ciò diventa possibile e utile quando si costruire, per questi bambini e con questi bambini, un contesto di apprendimento accogliente, abitato e vissuto anche dagli adulti che lo hanno pensato e progettato, sì da rendere visibili tutti i processi implicati e dare luce alle intelligenze costruttive dei bambini.
In questa prospettiva è necessario svecchiare i contenuti, portando nelle attività didattiche lo spirito della scienza del ventesimo secolo, sin dalla primaria. Si tratta di una sfida alla quale non è possibile sottrarsi. La scienza classica viene sovente presentata come un insieme di concetti stabiliti e fissi: questo è non solo fuorviante ma anche poco stimolante per l’apprendimento. Al contrario, l’avanzamento della scienza è un processo dinamico sempre in trasformazione che i bambini stessi simulano partecipando al gioco dell’osservazione e dell’interpretazione, e quindi mostrando come il sapere vero nasce sempre dalla vita e dall’esperienza.
Un’altra sfida è di presentare e porre l’accento sui problemi aperti. Si tratta di introdurre e far accettare la provocazione rappresentata delle domande senza risposta. Impresa non facile ma essenziale. Certo, è molto più semplice limitarsi alle domande di cui si sa che esiste la risposta, ma il mondo tutto, dunque anche quello della scienza, prevede che ci siano interrogativi senza seguito immediato. L’attività del far costruire le risposte a bambini e bambine non è molto diffusa, né trova riscontro nei livelli scolastici più avanzati dove è usuale insegnare scienza in chiave deduttiva e con poca attenzione ai meccanismi dell’intuizione. Ma l’esperienza di chi ci ha provato, con i piccoli, sta lì a dimostrare che è possibile renderli protagonisti del loro sapere.
Altro obiettivo da perseguire è quello di inserire aspetti creativi nell’educazione scientifica. Gli aspetti ludici sono fondamentali per la scuola primaria, si sono dimostrati essenziali non solo per facilitare l’apprendimento generale dei bambini ma anche per far loro capire che la scienza e la creatività non sono antitetiche. Disegnare nuovi esperimenti o concepire nuove teorie per comprendere il mondo che ci circonda è un processo cui non bisogna rinunciare.
L’ultima sfida da intraprendere è quella che porta a scardinare la percezione, che esiste anche tra gli stessi scienziati ed educatori, che la scienza sia materia difficile, inevitabilmente elitaria. Certamente lo studio e la specializzazione richiedono competenze e professionalità elevate, che non tutti possono avere, ma è molto importante diffondere alcuni concetti fondamentali dell’essere e del fare scienza attraverso il dialogo: si può verificare se un argomento è stato effettivamente compreso solo se si è capaci di spiegarlo a qualcun altro. Questa disponibilità al dialogo deve essere esercitata con i bambini sin da quando sono piccolissimi: l’esperienza ci ha permesso di constatare direttamente dalle cose, dalle situazioni, quanto essi siano fecondi nel porre domande, nel porsi come scienziati, nel condividere esperienza, nel connettere il concreto con l’astratto.