Emiliano Onori, è animatore digitale e insegnante di italiano e latino presso il Liceo Città di Piero di Sansepolcro (AR). Parallelamente all’attività di docente, svolge attività di formatore in campo di didattica e nuove tecnologie. Dal 2009 è anche tutor ministeriale per il Progetto Nazionale Scuola Digitale, per il quale ha tenuto numerosi corsi di formazione nella provincia di Perugia. E’ presente sul web con il blog www.designdidattico.com
Introduzione e scenario
Internet è ormai da anni entrata a pieno diritto nelle aule scolastiche e questo ha cambiato e sta cambiando in maniera epocale la scuola e il mondo della formazione. Ormai l’aula non è che una delle tante agenzie formative presenti sul territorio. Tuttavia l’ingresso della rete nelle nostre vite è stato rapidissimo e caotico, pertanto anche il suo impiego con finalità didattiche è spesso scoordinato e poco verificato. In altre parole, suggerire oggi agli studenti di effettuare una ricerca “in internet”, come un tempo si chiedeva una ricerca “nell’enciclopedia”, è una pratica tanto usuale quanto maldestra, poiché i confini della rete sono sterminati ed il docente non può avere il controllo (né effettuare la verifica) dei materiali in essa presenti.
Il Webquest e la sua struttura
Come fare dunque? Come far lavorare i ragazzi in modo critico e coerente in rete, senza per questo esporli (ed esporci) ad una messe sconfinata di materiali la cui autorevolezza è spesso non verificabile, ancorché in apparenza indiscutibile? Il Webquest è una possibile risposta. Di che si tratta? Semplice: il Webquest è quella strategia didattica che invita gli studenti ad effettuare ricerche in rete sulla base di soli materiali forniti e vagliati dal docente, seguendo un ordine composto da sei passaggi:
– Introduzione: si spiegano obiettivi e finalità
– Compito: si spiega la consegna da realizzare (relazione, ricerca, prodotto, etc.)
– Risorse: si consegnano i materiali (per lo più digitali, quindi sitografia) e i criteri per usare materiali esterni a quelli dati
– Processo: si suggeriscono le fasi di lavoro da seguire
– Suggerimenti: (anche in itinere) si danno suggerimenti in base alle prevedibili difficoltà riscontrabili
– Conclusione: si illustra il lavoro e si riflette sull’intero processo.
In quanti modi realizzare un Webquest
Questo il protocollo suggerito da Bernie Dodge, ideatore nel 1995 del Webquest e questi i possibili esiti e prodotti in uscita di un Webquest:
– Relazione
– Ricerca
– Esperimento di laboratorio
– Tesi persuasiva
– Realizzazione di un progetto
– Analisi di un problema o di un contesto
Webquest e paradigmi pedagogici
Altra caratteristica importante del Webquest è quella di sottoporre agli allievi problemi il più possibile autentici e concreti, di modo da immergerli in un processo di formazione “situato”. I paradigmi pedagogici coinvolti dal Webquest sono essenzialmente due:
– Costruttivismo, secondo cui il sapere è un processo da costruire sulla base di scenari reali e da negoziare con gli altri;
– Mastery Learning (Apprendimento per la padronanza), secondo cui ognuno è in grado di raggiungere risultati apprezzabili se messo in situazione di contesto a lui favorevoli (quindi la variabile “tempo” è da tenere ben presente: alcuni studenti per alcuni argomenti e/o problemi possono avere bisogno di poche ore, altri di alcuni giorni, ma tutti possono raggiungere risultati soddisfacenti).
Il Webquest e le tecnologie
Le tecnologie che ruolo giocano? Un ruolo nel complesso secondario: il Webquest non necessita di un grande impatto tecnologico. Sono necessari una connessione ad internet ed un dispositivo per la navigazione e consultazione dei materiali, eventualmente per la realizzazione di una presentazione o un testo elettronico.
Webquest e valutazione
Infine: come valutare un Webquest? Di certo non puntando tutta la nostra attenzione alle solo conoscenze. Il processo che il Webquest attiva, infatti, è più articolato di una semplice “ritenzione” delle conoscenze, ma coinvolge anche competenze trasversali e soft skill. Pertanto si rende necessaria una rubrica di valutazione che tenga conto, ad esempio, di: rispetto delle consegne, uso consapevole della tecnologia, conoscenze raggiunte, chiarezza espositiva, etc.
Conclusioni
In conclusione possiamo affermare che la metodologia del Webquest oggi appare quanto mai utile se non necessaria. Internet è un mondo che la scuola non può fingere di ignorare, al tempo stesso deve essere ordinato e reso accessibile in modo coerente e vagliato da parte dei docenti. Le ricerche guidate ben si adattano ad ogni grado di scuola. Il ruolo del docente, in questo rinnovato contesto, non risulta più essere quello del detentore dei contenuti ma quello del facilitatore degli apprendimenti.
Emiliano Onori
designdidattico.com
info@designdidattico.com
facebook.com/DesignDidattico
twitter.com/Designdidattico
telegram.me/designdidattico
E tu, cosa ne pensi? Dì la tua sulla nostra pagina Facebook!