Marilena Giglia è una docente di matematica applicata. Con il piano di assunzioni della L. 107/2015 è stata immessa in ruolo ed utilizzata come docente di potenziamento in una scuola secondaria di primo grado. Durante il suo anno di prova ha avuto modo di seguire un corso di aggiornamento che ha stravolto il suo modo di operare in classe e le sue metodologie di insegnamento indirizzandola verso una didattica che valorizzi il protagonismo dello studente.
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La classe (II media) oggetto dell’esperienza che voglio raccontarvi è composta da 23 alunni di cui n. 5 BES, fa parte di una scuola a rischio dispersione scolastica con una popolazione scolastica di ceto medio-basso, è dotata di LIM in ogni aula e di Tablet ma è una struttura molto vecchia in una zona degradata del Paese.
Vi racconto come ho stravolto le mie classiche strategie di insegnamento, grazie all’ispirazione di due professoresse e soprattutto soffermandomi a guardare negli occhi i miei alunni, i quali senza parlare mi hanno trasmesso il loro bisogno di cambiamento.
L’idea mi è venuta quasi di getto. Ho capito di dover utilizzare strategie che si adattavano meglio a nuove modalità di apprendimento degli alunni di tipo reticolare e personalizzate al contesto in cui mi sono trovata; dovevo stimolare il loro interesse e soprattutto il loro pensiero critico e non trovavo inizialmente una strategia che si adattasse perfettamente alla mia classe, perciò ho deciso di utilizzare qualcosa dell’una e/o dell’altra strategia, per meglio calibrare il mio intervento.
Le difficoltà erano notevoli: una lezione frontale su cosa era l’ipotenusa o il cateto di un triangolo non avrebbe suscitato che l’interesse a memorizzare formule matematiche, che sarebbero state apprese soltanto in via mnemonica e temporanea da alcuni, altri invece mi avrebbero considerato più un’insegnante di arabo, altri ancora avrebbero fatto tutt’altro che ascoltarmi.
Ho programmato una UDA di matematica, in cui la competenza da raggiungere era costruire e disegnare figure geometriche nello spazio, e in particolare saper costruire un triangolo rettangolo applicando il teorema di Pitagora.
Ecco le fasi di svolgimento:
I FASE (90 minuti)
Gli alunni dispongono i banchi alle pareti e posizionano le sedie a semicerchio, sulle quali è riposto un tablet; brevemente descrivo gli obiettivi da raggiungere e dò loro la consegna: ricercare sul web curiosità, caratteristiche e descrizioni sul teorema di Pitagora, sotto forma di testi, video e/o immagini da caricare su Padlet, una bacheca virtuale che apro contemporaneamente sulla LIM. Il Padlet è stato già preimpostato e strutturato per l’UDA in questione. Sottolineo l’importanza nella ricerca sul web della scelta dei siti, che deve avvenire attraverso un’attenta e critica analisi delle fonti a cui attingere le informazioni. I ragazzi sono liberi di riunirsi in gruppo o singolarmente, secondo le loro personali preferenze ed empatie con i compagni; questo aspetto li sorprende e viene visto in maniera più che favorevole da tutti, ma in particolare dagli alunni BES.
Individuo un ragazzo come moderatore, con il compito di guidare il caricamento dei lavori ricercati sul Padlet.
Iniziano il lavoro di ricerca, intanto analizzo il lavoro di ciascuno e lo valuto in un’apposita griglia di osservazione (contributi apportati, relazioni, ascolto, proposte, capacità di ricerca nel web, ecc.). Alla fine i ragazzi caricano le ricerche sul Padlet.
II FASE (90 minuti)
Lettura delle ricerche e visione dei video, e contemporanea discussione dei lavori ricercati. Durante la socializzazione i ragazzi esprimono le loro opinioni e si confrontano col gruppo, il tutto viene guidato da me, con domande e/o stimoli risposta, che li aiuti a riflettere e sviluppare il loro senso logico. L’attività viene completata con la somministrazione di una scheda, che prevede la risoluzione di due esercizi estratti dalle prove Invalsi 2009/2010.
I risultati raggiunti hanno sorpreso anche me, soprattutto quando su 5 BES, 3 di loro hanno partecipato attivamente, privilegiando un’attività di ricerca autonoma e individuale, caricando ed esponendo soprattutto video dimostrativi del Teorema di Pitagora, che hanno interiorizzato immediatamente.
La strategia metodologica utilizzata ha avuto una ripercussione formativa molto positiva, riducendo di gran lunga i tempi che di solito impiegavo per una UDA classica, stimolando l’autonomia e l’interesse degli alunni, anche con difficoltà di apprendimento, e permettendomi di dare una valutazione autentica.
L’idea di procedere a ritroso partendo dagli approfondimenti di un argomento, come l’applicazione del teorema di Pitagora ai casi concreti, e/o la riflessione di curiosità su come è stato scoperto da Pitagora il suo Teorema ecc…, mi ha permesso di stimolare la loro curiosità, e partendo dalla fine sono arrivata alla costruzione del concetto generale, in maniera peraltro divertente. Tale strategia metodologica, con alcuni aggiustamenti, l’ho calibrata e riproposta anche in una classe terza con contenuti e competenze diverse, ma i risultati raggiunti in entrambi i casi mi hanno permesso di osservare la crescita dell’interesse nei miei alunni, permettendomi la valutazione del loro saper essere nel contesto analizzato.
Noi docenti significativi dobbiamo variare e adattare sempre le scelte di oggi e di domani guardando negli occhi i ragazzi, che spesso non riescono a comunicare nulla con le parole, ma dai loro occhi si evince il loro bisogno di essere ascoltati e capiti.
Vorrei concludere con una frase di Mandela, che mi ha guidato nella scelta di questa meravigliosa professione: “L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo” siamo noi docenti che possiamo e dobbiamo fornire ai ragazzi gli strumenti per realizzare i loro sogni.
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