Contributo a cura di Laura Biancato e Antonio Fini (Dirigenti Scolastici)
Chiediamoci cosa manca, ancora oggi, nel corredo scolastico ordinario di ogni studente, almeno dalla scuola secondaria di primo grado in su.
Teniamo a mente la specificazione “ogni studente”, perché è dato per scontato che tutti abbiano il proprio libro di testo, i propri quaderni e via dicendo.
Si ritiene da sempre che per frequentare efficacemente la scuola, siano necessarie alcune “attrezzature” standard: libri, penne, matite, gomme, diario e via dicendo. Tutto questo, nel corredo, c’è.
Ma proviamo ad esaminare ciò che manca: non è previsto alcun dispositivo digitale. Tablet o notebook non sono contemplati.
Il periodo di emergenza Covid-19, con l’improvviso dispiegamento della tanto vituperata “didattica a distanza” (DAD), ha portato in evidenza proprio questa mancanza. Le scuole hanno dovuto fornire decine di dispositivi digitali, acquistati e distribuiti in fretta, anche grazie a tempestivi finanziamenti ministeriali.
Non sono pochi i genitori che hanno riportato, assieme agli innegabili e inevitabili problemi e criticità, segnali positivi relativi alla rapida acquisizione da parte dei loro figli di “nuove competenze” digitali. Il computer è stato improvvisamente visto in modo diverso, come uno strumento normalmente utilizzato per le attività scolastiche.
Si sono anche resi conto di non avere mai pensato prima alla necessità di dotare i loro figli di un dispositivo personale. Perché? Probabilmente perché, ad esempio, la scuola aveva chiesto loro per anni di comprare uno specifico album da disegno, un certo modello di calcolatrice, ma non aveva mai pensato che un tablet o un notebook personale potessero “servire”.
Nell’aula, salvo le solite rilevanti eccezioni che pure esistono, continua a regnare sovrano il libro cartaceo, assieme a quaderni, alle penne e al resto del materiale previsto.
Pensiamo all’assurdità di tale situazione: il mondo intero fa uso esteso del digitale; in ogni settore e nella vita quotidiana le persone non possono più fare a meno di un dispositivo mobile, ma nella scuola l’uso di un device nell’attività ordinaria in classe risulta ancora qualcosa di eccezionale.
La DAD, nella sua drammaticità, ha spazzato via tutto questo: lo studente che non possiede un device, o che è privo di connessione a casa, è senza dubbio penalizzato. Si trova in difficoltà anche la famiglia con più figli, nella quale magari c’è un solo computer, da dividere forse anche con i familiari che lo devono utilizzare per la vita quotidiana e per il lavoro.
Da queste considerazioni è nata l’idea del “Manifesto del Tablet nello zaino” (dove “tablet” semplifica il concetto di device, ma non esclude i notebook), scritto e divulgato la Laura Biancato, Antonio Fini e Alessandra Rucci (dirigenti scolastici) e dal prof. Roberto Maragliano. Un’idea semplice, quasi banale. Una frase ad effetto, destinata a muovere un dibattito sul tema. Una sorta di “spot” che induca le scuole secondarie di primo e secondo grado a strutturare un’organizzazione che faccia trovar posto nello zaino anche per un dispositivo digitale.
Pensiamo ad un tablet o ad un notebook, perché durante l’emergenza abbiamo imparato che lo smartphone ha sicuramente il pregio di essere uno strumento diffusissimo e ha notevoli potenzialità anche didattiche, ma è poco adatto ad un utilizzo intensivo e mal si adatta a certi compiti. Scrivere un testo collaborativo o operare su un foglio di calcolo, ad esempio, non è per niente semplice, sul piccolo schermo di un telefono anche di alto livello.
È urgente colmare questa mancanza, far sì che il dispositivo digitale sia uno strumento quotidiano per tutti.
Usiamolo in classe, facciamolo utilizzare a casa. Con le piattaforme cloud, è possibile estendere la scuola “oltre le mura”. Non sostituirla, perché tutti vogliamo fortemente rimanere nelle aule in cui siamo finalmente rientrati, ma integrarla, espanderla nello spazio e nel tempo: all’aula fisica si affianca l’aula virtuale.
Considerando il quadro economico generale, è arduo chiedere alle famiglie uno sforzo finanziario supplementare. Il costo complessivo del corredo scolastico (peraltro già sensibile) dovrebbe rimanere almeno invariato. La didattica “oltre le mura” può affidarsi anche ad altri contenuti, alternativi o integrativi al “libro di testo”.
Ogni istituto deve però individuare una strategia, un sistema organizzato, un progetto complessivo di scuola che preveda una scelta sulla tipologia di dispositivo più adatta al proprio target di studenti (età, indirizzo di studi…), compatibile con la piattaforma cloud utilizzata, oltre ad un necessario accompagnamento formativo per i docenti.
Le scuole possono organizzarsi per agevolare ed incrementare l’utilizzo del device individuale, agevolando accordi di affitto con riscatto o anche con formule di comodato d’uso per chi non può acquistarlo.
Una significativa spinta all’adozione generalizzata del “tablet nello zaino” potrebbe venire dal Ministero dell’Istruzione, attraverso l’annuale circolare sull’adozione dei testi scolastici, nella quale potrebbe essere considerata esplicitamente anche questa possibilità.
Il “Manifesto del Tablet nello Zaino”, insieme a video e materiali di approfondimento si trova in questo sito