È con entusiasmo e passione che provo a condividere con voi le piacevoli sorprese che Google ha confezionato e ci sta offrendo in seno alla geolocalizzazione, applicazioni che ci portano immediatamente a forme di narrazione 3.0, ad una sorta di Digital Storytelling geolocalizzato. Se state pensando ai soli docenti di geografia, vi state sbagliando. Quanto segue è particolarmente indicato per tutti gli insegnanti degli ambiti culturali e umanistici in genere.
Cristina Bralia è una formatrice e docente delle superiori appassionata ed esperta di didattica assistita dalla tecnologie; con la sua esperienza coniuga informatica, comunicazione digitale e didattica. E’ un pioniere digitale e come tale sta sviluppando esperienze didattico-metodologiche in campo di realtà virtuale e realtà aumentata.
braliacristina@gmail.com
Se non ricordo male ci spostavamo da Arezzo a Siena, cullati da quelle colline di grano dorato, appena mosse da una brezza leggera. L’auto correva silenziosa e l’uomo che poi divenne mio marito, con estrema disinvoltura, parlava di questa e di quella città, di torrenti, colli e monti, indicando con disinvoltura ora un punto cardinale ora un rilievo alle nostre spalle. Io, con un senso dell’orientamento praticamente inesistente, dopo una profonda riflessione, e la recita di un mea culpa per non essere in grado di leggere il mondo intorno a me, esordii con un’idea che mi parve allora grandiosa.
“Dovremmo mettere delle insegne, delle etichette… sopra i colli, i monti, i fiumi, i confini di provincia o regione. Sospese nel cielo, non invasive, richiamabili da un computer piccolino. Per chi le vuole, per chi non sa e vuole capire. Gli altri le disattiveranno”.
Lui rise ed affettuoso mi cinse con il braccio destro in un flebile e consolatorio riconoscermi fantasiosa e un po’ ignorante.
Sono passati quasi 25 anni da allora ma il ricordo, non solo quello romantico ed affettivo, è ancora molto forte. La mia idea mi parve così ovvia, facile, come diciamo oggi inclusiva. Inclusiva per chi non è del posto e per chi, tra ignoranza e scarso senso dell’orientamento, non ci si raccapezza.
Qualche annetto dopo sono arrivati i navigatori satellitari e poi finalmente i navigatori su smartphone, poi Google maps e molti altri ambienti ancora; insomma, la geolocalizzazione ha invaso il nostro quotidiano, con naturalezza, rendendo servigi importanti.
Sembrava un sogno e invece c’è, eccome! Il prossimo ed imminente passo sarà quello di sovrapporre la geolocalizzazione all’ambiente reale (Augmented Reality), magari con degli occhiali monolente e con la possibilità di attivare o meno lo schermo interattivo. Mi piacerà, quel giorno, regalarlo in un abbraccio allo stesso uomo che 25 anni fa mi vide come una sognatrice.
Ho sempre fatto l’insegnante, di quelle che strutturano gli esercizi affinché richiamino le situazioni reali (ricordo una home banking implementata con gli studenti dieci anni fa e, nel suo piccolo, perfettamente funzionante). Una di quelle che inventa piccoli progetti perché tutto sia stimolante ed accattivante (come quando ci siamo messi a creare giochi interattivi commissionati direttamente da docenti della scuola primaria o dai colleghi del biennio del mio istituto). Un’informatica di quella che vede la scienza piegata ai bisogni dell’uomo, dell’informatica che diventa sempre più ‘normale’ e pregnante, superando (alla grande) le letture del vecchio e riduttivo ‘user friendly’.
Ancora una volta nella mia vita, eccomi qui come pioniere rispetto a strategie, soluzioni e tecnologie che, se qualcuno ci dà l’imbeccata, possono diventare potenzialità straordinarie per un insegnamento più coinvolgente, per sostituire la scoperta e la concretizzazione al nozionismo trasmissivo.
È con entusiasmo e passione che provo a condividere con voi le piacevoli sorprese che Google ha confezionato e ci sta offrendo in seno alla geolocalizzazione, applicazioni che ci portano immediatamente a forme di narrazione 3.0, ad una sorta di Digital Storytelling geolocalizzato. Se state pensando ai soli docenti di geografia, vi state sbagliando. Quanto segue è particolarmente indicato per tutti gli insegnanti degli ambiti culturali e umanistici in genere.
MY Maps – Il gradino più basso della proposta che faccio è my Maps, che è la versione personalizzata di google maps. Prima di pensare che sia banale vi pongo un interrogativo: sapevate che è possibile creare narrazione per livelli? Che è possibile aumentare, questo è il verbo in uso quando ad un certo oggetto vengono associati delle informazioni arricchenti, luoghi e città con testi, foto tradizionali o a 360 gradi, video e video a 360 gradi? Sapevate che le mappe, intese come narrazione personalizzata, creazione di una cronologia storica, sintesi di una biografia e quant’altro si possono condividere con gli studenti e soprattutto si possono creare gruppi di lavoro su livelli di cartine? Se sapevate già tutto questo, allora passate direttamente al prossimo punto, quello in cui parleremo di tour builder. Se invece non conoscete, o la lettura vi ha incuriositi, allora vi porgo degli esempi didattici realizzati con My Maps che, è bene ricordalo, affonda le proprie radici in Google Maps.
Partiamo da un esempio come la strada del caffè, ma potrebbe essere anche de tè, del cacao o di qualsiasi altro prodotto o brand che arrivi ai nostri giovani consumatori. Potrebbe essere un semplice percorso, come potrebbero essere livelli diversificati per indicare come il caffè venisse prodotto ed importato in Europa in epoche differenti. Geografia, storia e periodi storici, costume, conoscenza del mondo. Non male per essere una mappa, non trovate?
Scegliete una crociata, ad esempio, e ricostruitela contestualizzando (Terra Santa ieri e oggi, Costantinopoli ed Istanbul, Aleppo e Damasco, solo per iniziare), aumentando la cartina con dipinti, con le foto di chiese, palazzi e moschee, con versi celebri, con immagini a 360 gradi.
Volete parlare di Leonardo? Create una timeline sfruttando Vinci, Firenze, Milano, il Louvre… insomma: si può creare un tour che, per quanto poco scenico, funziona e coinvolge molto più di una normale timeline o di una mappa concettuale, soprattutto lascia spazio alla creatività dei ragazzi e consente una più facile memorizzazione e rielaborazione.
Se insegnate matematica o tecnologia, ricordatevi che da Google Maps é possibile segnare e misurare distanze, vedere le vie di comunicazione, calcolare tempi e consumi di carburante o le emissioni di Co2, in un’ottica di compito di realtà (davvero tantissime possibilità).
Infinite le possibili valorizzazione per storia dell’arte, sfruttando immagini e foto sferiche.
Giusto per chiudere, la pubblicazione e diffusione di una My Maps può rappresentare un compito autentico attraverso il quale gli studenti hanno messo in scena la presentazione della propria scuola, hanno accompagnato la mostra del tal pittore o hanno completato lo studio scientifico o economico di una certo contesto.
Dimenticavo… tutto questo non in volo dove i dispositivi vanno switchati in modalità aereo, insomma serve un pc o il BYOD con connessione.
Tour builder – Se vi aspettate qualcosa di più coinvolgente e motivante, che appaghi anche il senso del bello e dell’aver costruito un artefatto digitale, azione tipica di flipped classroom e dell’EAS (episodi di apprendimento situato), allora non potrete fare a meno di apprezzare tour builder.
Pensate ad una storia, ad una biografia, ad un evento storico, ancora una volta al percorso del caffè, aggiungiamo una campagna napoleonica, concentriamoci su Galileo e le sue scoperte, passiamo attraverso i luoghi e gli studi di Rita Levi Montalcini o Margherita Hack, seguiamo la Gioconda ed i suoi spostamenti… tutte le storie possono essere scritte attraverso un tour. Proviamo a ripensare la nostra storia sotto forma di tour. Scomponiamo la narrazione in tappe e ad ogni tappa facciamo corrispondere un luogo che sarà mostrato, a seconda del contesto e dei gusti, come cartina interattiva che offre una visione d’insieme dall’alto oppure che ci porta già in un preciso quartiere, piazza, fino a portarci direttamente ‘in’ piazza con una foto a 360 gradi. Dal punto di vista cognitivo, emozionale e di memorizzazione, sarà un po’ come esserci stati e la nostra memoria farà tesoro sia per il coinvolgimento della memoria visiva, sia per una sorta di immedesimazione tipica della realtà virtuale ed immersiva , che tende a predisporre il nostro cervello ad un ascolto più attento poiché amplificato dalle sensazioni positive che l’immersione può ingenerare.
Vai all’esempio Tour Builder
Per fare ordine, oltre ad aprire il link proposto, vi invito ad immaginare nella vostra navigazione tre aree (come da immagine): a sinistra una sorta di slide miniaturizzate, proprio come con PowerPoint e simili, che rappresentano le “tappe” del tour; a fianco, fino ad occupare la metà pagina, uno spazio con il testo che descrive, con link, immagini e video associati al contesto. La terza area occupa tutto lo spazio rimanente sulla destra, servendovi l’integrazione con Google Maps e street view, vale a dire cartine interattive e immagini 360 navigabili. Che dire? Bello! Bello, pulito, ordinato, fortemente CONTESTUALIZZANTE. Ambiente ideale per confezionare, con competenze digitali minime, prodotti narrativi di grande effetto. Semplici ma accattivanti da una lato, efficaci per contestualizzazione e memorizzazione. Non resta che scoprire le carte… pardon, le cartine.
Un’ultima cosa, tenete presente che l’attuale versione di Tour Builder è ancora una beta, vale a dire in fase di rilascio definitivo, pertanto ancora perfettibile.
EARTH di Google (che non è il solito Google Hearth) – Se vi é piaciuto Tour Builder ma non vi è bastato, se siete già contenti così ma volete spingervi oltre, allacciate le cinture di sicurezza perché non crederete a cosa sarete in grado di produrre e far produrre ai vostri studenti.
Hearth di Google consente di implementare tour con supporti testuali, immagini e video, esattamente come Tour Builder, con l’aggiunta di una visualizzazione 3D, nel senso della modellizzazione, di città e palazzi. Uno spettacolo! Si possono aggregare le tappe, come fossimo in Maps, scegliere il tipo di visualizzazione, come in tour builder, aggregare contenuti che Earth stesso suggerisce intrecciandosi con un altro immancabile servizio di Google: Art and Culture.
Quello che propongo però non é di mettervi ad esplorare subito Earth, anche perché ne rimarreste affascinanti ed iniziereste a scoprire i viaggi pronti (il ‘mi sento fortunato’), ad esplorare art and culture, a giocare con il 3D, a far ruotare il mondo … vorrei vi fidaste ancora un istante e seguiste il mio consiglio, passando da Tour Builder (gli esempi offerti poche righe fa), facendo un semplice clic, nulla di più.
Earth di Google si intreccia con Tour Builder, tant’è che mentre navighiamo un tour realizzato con tour builder, in alto a destra abbiamo un piccolo menu (tre lineette o tre puntini celano sempre un menu). Lì, compare al magica voce ‘apri in Earth’, non dovete fare altro che cliccare.
Quello che vedrete sarà una presentazione degna dei migliori siti interattivi. Sulla destra, discreto ma importante, il testo che accompagna ogni tappa del tour; simile ad un’aletta della copertina di un libro il testo, è “scorrevole”, può essere arricchito da immagini, ha sempre in testata una propria copertina ed è corredato in calce dai pulsanti per muoversi tra le ‘tappe’. Tutto il resto dello spazio, diciamo i due terzi, è dedicato alla geolocalizzazione. Durante gli spostamenti di tappa in tappa, Earth attiva delle animazioni del pianeta, simula zoomate avanti e indietro da satellite, fa ruotare il globo affascinando il lettore, anche quello adulto. Quasi, conduce alla scoperta dei luoghi e della narrazione che noi abbiamo sovrapposto.
Non vi resta che provare, aprire e giudicare. E se non vi basta, fate giudicare ai vostri studenti.
Salvare i tour – Abbiamo detto come vedere da Earth un tour costruito con Tour Builder, dando origine a narrazioni davvero coinvolgenti. Solo a questo punto mi permetto di suggerire di vedere tour builder anche come costruttore (letteralmente è proprio così) di tour per Earth. Di fatto, completiamo ora l’analisi, Tour builder consente la creazione e l’esportazione in formato KML (Keyhole Markup Language) dei tour; il codice che viene generato è, per dirla in termini molto semplici e per non entrare troppo in dettagli tecnici, comprensibile ed elaborabile da altre applicazioni geografiche (come ad esempio Earth di Google).
Creare i tour da Earth è estremamente semplice, anche se continuo a pensare che se hanno creato un Builder sia per aiutarci e convenga usare quello.
Se il salvataggio da Earth vi creerà qualche disorientamento, non sentitevi a disagio, è possibile che accada. Anche questi tour si salvano in codice e si ricaricano all’occorrenza. Per fare questo, è indispensabile attivare da Eart l’utilizzo dei file KML (dal menu, impostazioni e poi attivate la voce corrispondente).
Prometto fin d’ora che creerò un tutorial su questi aspetti che, se guidati, si risolvono rapidamente. Intanto però, promettete voi a me che proverete e, se ne avrete voglia, mi scriverete per un confronto.
Sicura di non essere stata esaustiva e cosciente del fatto di aver saltato tanti simpaticissimi dettagli, spero di aver messo un po’ di peperoncino nella vostra didattica, di essere riuscita a stimolare la vostra fantasia e voglia di fare. Se così è stato, anche solo un pochino, immaginate cosa potreste fare con i vostri studenti… portateli con voi! Come dove? In questi piccoli passi di realtà virtuale, di realtà aumentata e di geolocalizzazione.