Come, tra empatia e tecnologia, aiutare i ragazzi a guidare la propria canoa

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di Daniela Di Donato

Docente di lettere nella scuola secondaria di I grado

Istituto Comprensivo “Parco della Vittoria” di Roma

profdanieladidonato.blogspot.it  

PRESENTAZIONE

Raccontati in un tweet 

Curiosa, determinata, appassionata. Col pretesto di insegnare italiano, storia e geografia entro nelle classi, muovo i banchi, connetto tecnologie e quaderni, sogno di attivare collaborazione ed empatia.

ISPIRAZIONE

Quali visionari o quali esperienze ti hanno formato e ispirano il tuo lavoro quotidiano?

Lord Baden-Powell of Gilwell e lo scautismo mi hanno insegnato che è necessario: gettare il cuore oltre l’ostacolo, guidare la propria canoa e soprattutto credere che niente sia impossibile. Poi il pensiero di Maria Montessori e Don Milani, la filosofia del lavoro cooperativo e la flessibilità della didattica capovolta, l’esempio della scuola finlandese e la pragmaticità del mondo anglosassone mi hanno spinto a strutturare il tempo, il lavoro, lo spazio, i materiali in funzione dell’apprendimento, ma senza mai perdere di vista le persone, che sono la risorsa e lo scopo più importanti.

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INNOVARE, TUTTI I GIORNI

In poche parole, qual è il metodo didattico che orienta e contraddistingue le tue azioni di insegnante, quotidianamente?

Credo nella responsabilità e nell’autonomia degli studenti. Compito dei docenti: stimolarli, supportarli, attivare le loro risorse più nascoste. La motivazione è la leva per l’apprendimento e quella non è facile da muovere. Le figure che più mi hanno ispirato erano persone “credibili”, non “incredibili”. Mi hanno insegnato il coraggio e a non mollare mai. Integro varie metodologie: dal cooperative learning alla flipped classroom, dalle strategie del metodo Feuerstein allo stimolo verso l’autonomia di Maria Montessori. Mi interesso da sempre di disturbi dell’apprendimento e del comportamento e penso che la sfida sia aiutare i ragazzi a trovare se stessi e i propri sentieri, far rinascere l’entusiasmo se spento, sfidarli continuamente a superarsi.

CHE CLASSE!
Descrivi la tua aula, gli arredi, gli strumenti, le eventuali dotazioni digitali

Le mie classi sono BYOD, anzi, BYOT: Bring Your Own Tools. Usiamo tutto quello che può essere utile: smartphone, tablet, dispositivi mobili, proiettore, cuscini, musica, carta, penna, materiali riciclati… I banchi si muovono di continuo: promuovo il lavoro individuale, a coppie, in gruppi da tre a cinque studenti, con me, senza di me. Ci sono pause frequenti, dibattiti collettivi, lavori in più fasi, autovalutazione. Sgattaiolo dietro le sedie, mi fermo, rispondo a qualche domanda, ascolto e guardo, controllo i materiali che producono, chiedo come stanno, sorrido, lancio qualche sguardo a chi magari rallenta. So che nel bene e nel male posso fare la differenza tra un obiettivo raggiunto e un fallimento.

dani 4ALUNNI COMPETENTI AL CENTRO

Raccontaci un’esperienza didattica nella quale hai potuto osservare la crescita e le competenze “agite” dei tuoi alunni

Racconto le due più recenti. Nell’ottobre del 2015, dopo due anni di sperimentazione del BYOD in classe con la mia attuale terza, in un continuo esplorare app e tecnologie per aumentare la condivisione e l’empatia, abbiamo partecipato al Global Junior Challenge e abbiamo vinto per la categoria 11-15 anni. Durante la condivisione e la premiazione ho visto i miei studenti perfettamente consapevoli non solo di ciò che si faceva in aula, ma soprattutto del perché e questo mi ha resa fiera di loro. Ora ci stiamo preparando ad una vera e propria sfida: un Project Based Learning che a gennaio ci porterà a Berlino. Lavorando in gruppi misti e usando la tecnica del reportage fotografico dovranno rispondere alla domanda “Berlino è una città contemporanea?”. All’indomani di ciò che è successo nella capitale tedesca, stiamo chiedendo ancora più concentrazione e serietà: con noi le famiglie, che non si sono tirate indietro. Gli studenti si stanno impegnando a leggere libri, guardare film, consultare blog e siti web, intervistare persone e istituzioni, per scoprire il senso della contemporaneità, della città globalizzata, e arrivare preparati a questo viaggio, che diventerà allegoria del cambiamento e del loro passaggio alla scuola superiore.

ZOOM SUI FERRI DEL MESTIERE

Di quale strumento o risorsa digitale non puoi fare a meno nel tuo lavoro? Con quali modalità lo utilizzi? Quali le potenzialità, le ricadute formative, le possibili criticità?

Quando entro a scuola, trascino con me almeno tre borse: portatile, cavi per collegarlo al proiettore, adattatori, smartphone, cancelleria varia. La piattaforma di social learning Schoology è l’agorà, il luogo di scambio, la rampa di lancio e la pista di atterraggio di ogni attività che svolgiamo in classe. Poi c’è Classdojo per l’autoregolazione dei comportamenti e ogni altra app utile a stimolare una funzione cognitiva, una nuova abilità, per presentare i lavori di gruppo o le esperienze individuali. Se manca la rete, attiviamo gli hotspot e ci colleghiamo per lavorare. Gli studenti sentono il giusto “pressing” da parte mia, affinché portino a termine il compito. L’innovazione attraversa l’aula, ci si spinge ogni volta un centimetro più in là , con coraggio.

CONDIVISIONE

Studenti, famiglie, colleghi. Chi sono le persone con le quali condividi idee, progetti, metodi, esperienze, dubbi?

Con alcune colleghe condivido obiettivi, idee, strumenti e sogni. E, ogni tanto, anche difficoltà e frustrazioni. Gli studenti si aspettano molto da me: “Che cosa facciamo oggi? Usiamo il dispositivo? Lavoriamo con la terza H?”. Ogni giorno non vedo l’ora di provare qualcosa di nuovo insieme a loro. Credo che a quella età la creatività possa svilupparsi al massimo. Il desiderio di spingersi oltre il limite, la velocità di apprendimento sono tutte frecce di precisione, che non posso lasciar cadere a terra con le punte rotte. Mi piace condividere ogni scoperta e ogni risultato, per me il lavoro di squadra è fondamentale, anche tra colleghi.

FUTURO

Come immagini la scuola che sarà?

Una scuola dove ciascuno potrà esprimere la propria unicità e dove i docenti sappiano guidarla. Le intelligenze si rivelano e si sviluppano in modi talvolta inaspettati e non tutte nello stesso momento. Mi aspetto un uso creativo del digitale e una spinta alla sperimentazione rigorosa e seria. Una scuola dove imparare sia anche divertente e dove ciascuno studente possa scegliere tempi, modi e strategie. Obiettivo: creare vere e autentiche comunità di apprendimento.

Foto di D.Di Donato