Come trasformare un laboratorio di chimica in un laboratorio di idee

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CINZIA CELINO

Docente di scuola secondaria di II grado

Componente del Team dell’Innovazione

ITT-Liceo Linguistico Artemisia Gentileschi di Milano

PRESENTAZIONE

Raccontati in un tweet 

Docente di chimica, ma non solo. Partecipo a progetti innovativi purché i ragazzi siano protagonisti.  Sono razionale e concreta, ma molto creativa.

ISPIRAZIONE

Quali visionari o quali esperienze ti hanno formato e ispirano il tuo lavoro quotidiano?

Vorrei ricordare due insegnanti che ho incontrato al liceo. La prima è Rita Calderini, di latino e greco. Con lei fare una traduzione era quasi come condurre un’indagine scientifica: partendo dai vocaboli-indizi cercati sul dizionario si arrivava a scoprire il significato del brano, usando la logica per “incastrare i pezzi” nella costruzione sintattica. Celebre latinista e autrice di testi, trattava noi studenti come suoi pari, chiedendoci pareri sulla traduzione. La seconda è Anna Grassani, di lettere, che insieme alla letteratura italiana mi ha insegnato che la cultura è una ricchezza per la propria vita, e non deve essere finalizzata alla professione o al prestigio.

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INNOVARE, TUTTI I GIORNI

In poche parole, qual è il metodo didattico che orienta e contraddistingue le tue azioni di insegnante, quotidianamente?

Prima ancora del metodo viene la motivazione: se gli studenti si incuriosiscono e si appassionano, allora affrontano qualunque impegno. Per motivarli non conta tanto ciò che dici, ma ciò che sei. E a me piace moltissimo insegnare, lavorare in mezzo ai ragazzi e “scoprire” la chimica insieme a loro.

Uso fondamentalmente una didattica laboratoriale, perché ho sperimentato che è il miglior modo di apprendere. Adatto la metodologia alla situazione, al livello della classe o alla necessità di chi ha qualche difficoltà di apprendimento, difficoltà che talvolta è solo un diverso stile cognitivo. A questo proposito ho trovato utile la flipped classroom, che favorisce l’inclusione perché permette a ciascuno studente di seguire a casa, col proprio ritmo, la mia video-spiegazione; poi a scuola ci si esercita collaborando in piccoli gruppi e io posso permettermi di girare tra i tavoli di lavoro e aiutare chi è in difficoltà.

CHE CLASSE!

Descrivi la tua aula, gli arredi, gli strumenti, le eventuali dotazioni digitali

Sono molto fortunata: ho un’aula-laboratorio, per cui non sono io a muovermi tra le mie 8 classi, ma sono gli studenti a venire in laboratorio nelle ore di chimica. Su una parete delle grandi finestre si affacciano sul giardino, sull’altra ci sono gli armadi con vetreria e reagenti chimici, sull’altra ancora la LIM, il PC e la tavola periodica.  Non ci sono banchi, ma 6 banconi da laboratorio con i lavandini al centro. In un angolo un armadio con 25 notebook che utilizziamo spesso durante le lezioni, tranne quando si fanno gli esperimenti e i banconi sono occupati da becker e provette.
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ALUNNI COMPETENTI AL CENTRO

Raccontaci un’esperienza didattica nella quale hai potuto osservare la crescita e le competenze “agite” dei tuoi alunni

L’anno scorso i ragazzi della 2°C turistica hanno realizzato la loro tavola periodica multimediale. Ce ne sonogià molte in rete, è vero, ma questa è nata dai loro reali interessi e costruita con le sole conoscenze chimiche di base. I ragazzi hanno selezionato le risorse dal web, le hanno organizzate in una presentazione, curato lo screencasting aggiungendo il commento audio. Il lavoro è stato svolto per la maggior parte a casa: per comunicare e condividere le varie parti abbiamo usato Google Drive e una piattaforma social.

In questo modo, oltre a rinforzare l’apprendimento della chimica, si mettono in gioco altre competenze: saper usare i motori di ricerca, valutare l’attendibilità dei siti e delle informazioni presenti in rete, fare un montaggio video, comunicare in modo efficace.

ZOOM SUI FERRI DEL MESTIERE

Di quale strumento o risorsa digitale non puoi fare a meno nel tuo lavoro? Con quali modalità lo utilizzi? Quali le potenzialità, le ricadute formative, le possibili criticità?

Uso moltissimi strumenti digitali, per cui non posso fare a meno di LIM e connessione a internet. Per avere sempre tutte le risorse a portata di mano, le ho raccolte in un sito a cui collaborano anche gli studenti; ogni classe ha il suo Padlet , una bacheca per condividere qualunque documento in modo istantaneo. Abbiamo anche un canale YouTube: da parecchi anni ho abolito le “vecchie” relazioni sugli esperimenti e introdotto le video-relazioni, in cui la descrizione dell’esperimento è sostituita da un video, mentre dati e grafico sono inseriti come immagini. Ricorro spesso alle simulazioni  di PhET, fondamentali nella modellizzazione dei fenomeni. Per le verifiche formative, o semplicemente per svolgere esercizi in modo divertente, uso Kahoot . Di piattaforme cloud ne ho provate diverse, da Moodle ad Edmodo: quest’anno tutta la scuola sta sperimentando l’italiana Socloo, pensata appositamente per la didattica e adattabile a diverse esigenze.

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CONDIVISIONE

Studenti, famiglie, colleghi. Chi sono le persone con le quali condividi idee, progetti, metodi, esperienze, dubbi?

Con gli studenti ho un ottimo rapporto e mi confronto con loro per alcune scelte: per esempio hanno esaminato diversi libri di testo per consigliarmi quale adottare. Dai genitori ricevo un importante feedback sul metodo di lavoro, ma è soprattutto con alcuni colleghi e con la vicepreside, Gabriella Defilippi, che condivido idee e progetti. Collaboriamo via web oppure ci troviamo a mangiare insieme in mensa, a volte insoddisfatti per un risultato mancato, più spesso con la voglia di provare strade nuove. E possiamo sempre contare sul preside, Agostino Miele, che è il primo a sostenere i progetti di innovazione.

FUTURO

Come immagini la scuola che sarà?

Immagino una scuola in cui la conoscenza arriverà sempre più da fonti esterne, senza per questo togliere autorevolezza all’istituzione, anzi rivalutandone il ruolo formativo: preparare i ragazzi ad orientarsi con spirito critico tra le informazioni e ad apprendere cose nuove, facendolo con metodo.

Credo in una scuola dove “si fa fatica” per imparare, ma dove sia riconosciuto un valore al lavoro fatto. Spero in una scuola che permetta ad ogni ragazzo di scoprire il proprio talento: ciò può accadere se si fanno attività davvero creative e soprattutto se si è aperti al nuovo.

Foto di C.Celino